Coronavirus e pensionamento

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Pubblicato il 16 marso 2020 su Forbes – Tradotto per A.L.I.

Alla fine, economia e mercati finanziari si riprenderanno e il Covid-19 causato dal nuovo Corona virus sarà sotto controllo. Ma l’attuale pandemia e i suoi effetti economici potrebbero avere ricadute devastanti sul futuro di alcuni pensionati nella grande popolazione dei Baby Boomers, ovvero le persone nate tra il 1946 e il 1964, e probabilmente finirà per cambiare radicalmente le attitudini di molti di loro.

“Tutto questo lascerà tracce indelebili nella mente di persone prossime al pensionamento o già pensionate” dice Joe Coughlin, direttore dell’AgeLab del Massachusetts Institute of Technology.

“Sarà una specie di 11 settembre per la salute personale di molti americani”.

Dopo tanto parlare di come gli attuali 60 anni siano i 40 di ieri, i Baby Boomers si sentono improvvisamente dire che sono sì giovanili ma hanno un sistema immunitario più debole e corrono il rischio maggiore di fronte alla pandemia di Corona virus, specialmente per chi ha già altri problemi di salute pregressi tipici dell’invecchiamento.

In Cina, il tasso di mortalità degli over 80 contagiati dal Covid-19 è del 14.8%, mentre tra i 70 e i 79 anni scende all’8%, rispetto alla media generale del 2.3%.

Naturalmente i Baby Boomers, che negli USA sono 72 milioni di persone, sono un gruppo troppo eterogeneo per prenderlo tutto insieme. La maggior parte di loro lavora ancora e pensa di

continuare a lavorare a lungo, sempre che le sorti dell’economia mondiale lo consentano.

Il 20% di loro assiste un genitore o un parente anziano, di persona o a distanza, il che significa che, benché siano mediamente in buona salute, si trovano in prima linea nella preoccupazione per chi è oggettivamente più vulnerabile. Alcuni non possono far altro che preoccuparsene a distanza. In seguito al boom di contagi nelle case di cura negli USA, l’Amministrazione Trump ha proibito l’accesso dei parenti nelle case di residenza assistita per anziani, con l’eccezione di situazioni di fine vita e anche in quei casi, dopo uno screening respiratorio, sacerdoti e parenti possono accedere solo con le mascherine.

Molto dipenderà da quanto sarà severa e quanto durerà, alla fine, questa pandemia. Quanto durerà questo mercato orso che è iniziato l’11 di marzo del 2020. E quanto sarà dura la recessione provocata dallo shutdown delle attività commerciali e produttive.

Ecco 8 possibili effetti a lungo termine della pandemia sulle prospettive di pensionamento dei Baby Boomers.

1. Gli effetti peggiori, per i più giovani tra i Baby Boomers

Un nuovo studio del CRR (Centro di ricerca su pensionamento) del Boston College mostra che nel 2016, pur dopo diversi anni di mercato toro, i Baby Boomers nati negli anni 60, gioè i più giovani della corte, avevano accumulato risparmi e fondi pensionistici inferiori rispetto ai loro coevi più anziani. Anche in considerazione del fatto che i più giovani tra i Baby Boomers possono contare su meno piani di accumulo a rendita fissa rispetto ai loro colleghi più anziani, quindi devono risparmiare di più per ottenere la stessa sicurezza previdenziale.

Si prevedeva che i Baby Boomers più giovani avrebbero risparmiato più dei loro colleghi più anziani, ma sono stati piegati dall’ultima recessione quando avevano 40 anni. Alcuni hanno perso il lavoro, altri hanno dovuto adattarsi a impieghi meno remunerativi e senza copertura previdenziale. E’ allarmante che per i Baby Boomer più giovani che si collocano nel quartile mediano di ricchezza gli accantonamenti previdenziali fossero già inferiori nel 2016 rispetto a prima della recessione.

I ricercatori attendevano i risultati del rapporto 2019 della Federal Reserve sulla ricchezza personale per comprendere quanto Baby Boomers e Generazione X dopo di loro fossero stati colpiti dalla crisi. Ora, anche se i risultati della ricerca triennale sono buoni, assumono il retrogusto amarognolo di un dato spazzato via dai posti di lavoro che saranno stati perduti dai più giovani tra i Baby Boomers a causa della pandemia di Covid-19.

2. Lavorare più a lungo sarà sempre più difficile

Ogni giorno, 10.000 Baby Boomers compiono 65 anni, l’età con cui si fa coincidere il pensionamento. Ma il Pew Research Center ha rilevato come dal 2010 il numero di Baby Boomers che lasciano il lavoro sia solo di 5.900 al giorno. Ciò è principalmente dovuto al fatto che sebbene molti vadano in pensione per tempo o siano buttati fuori dal monto del lavoro, in media i Baby Boomers lavorano più a lungo rispetto alla due generazioni che li hanno preceduti. Nel 2018, il 29% delle persone tra i 65 e i 72 anni (i più anziani tra i Baby Boomers) erano ancora attivi o in cerca di lavoro. Quando le due generazioni precedenti avevano la loro età, solo una percentuale tra il 19 e il 21 erano ancora parte della forza lavoro americana.

Ancora più significativo l’aumento dei lavoratori più anziani che prevedono di lavorare oltre i 65 anni, anche se poi ciò non si avvera per tutti. Nel 2016, secondo una ricerca dell’Employee Benefit Research Institute, il 54% dei lavoratori over 55 pensava che sarebbero andati in pensione oltre i 66 anni o addirittura che non si sarebbero ritirati dal lavoro. Vent’anni prima, quella percentuale era solo del 19%.

Mentre molti Baby Boomers vogliono o devono continuare a lavorare, c’è un dato di fatto che non è cambiato nel corso degli ultimi decenni: quando un over 50 perde il lavoro, che sia per la recessione o per la crisi del Corona virus, ci mette di più a trovare un impiego rispetto a chi è più giovane. Inoltre, solo 1 su 10 mantiene lo stesso salario. Alcuni rinunciano e vanno in pensione prima del previsto. Chi accede al pre-pensionamento per necessità di sbarcare il lunario si trova con assegni inferiori e montanti risicati rispetto a chi si ritira più tardi.

3. Il panico ridurrà la ricchezza di alcuni tra i Baby Boomers

L’andamento dei mercati oggi è sicuramente inquietante. La volatilità di questi giorni tipica di un mercato orso è così forte stavolta da aver buttato fuori dal gioco molti risparmiatori. Quando il mercato orso si riprenderà, non tutti i Baby Boomers saranno lì per raccoglierne i frutti. Secondo una ricerca condotta sui piani di accumulo pensionistico di 425.000 lavoratori, durante il crollo dei mercati del 2008 circa il 5% degli over 55 hanno venduto tutte le azioni che facevano parte dei loro piani di accumulo e non si sono presentati alla ripresa del 2009.

Vendere in un momento di crisi vuol dire chiudere a chiave le perdite. Magari con l’idea di tornare sul mercato appena si riprenderà… auguri! Come dice il consulente finanziario Kristin McKenna, 6 dei 10 migliori picchi dello S&P 500 tra gennaio 2000 e dicembre 2019 sono avvenuti entro 2 settimane dalle giornate peggiori. Chi non era esposto durante quei 10 giorni migliori, avrà guadagnato mediamente il 2,44% sullo S&P 500 negli ultimi 20 anni, invece del 6.06% di chi è restato in sella sulle montagne russe.

4. La strategia del cash bucket sarà sempre più popolare

L’attuale mercato orso spingerà ancora di più una strategia di portfolio con porzioni di liquidità che era già popolare perché consentiva ai pensionati di vivere bene durante i periodi di magra dei mercati e di guadagnare sulla loro ripresa più avanti nel tempo.

Il problema però è il seguente: immaginando che il pensionato in questione adotti la vecchia buona regola di smobilizzare il 4% del proprio portfolio ogni anno, se anche i mercati consentissero un pareggio nel corso dei più o meno 30 di pensionamento medio, rischia comunque di non avere sufficienti risorse se i giorni peggiori sono stati nei primi anni dopo l’uscita dal mercato del lavoro.

Ci sono vari modi di affrontare il tema della sequenza rischio/rendimento in pensione, ma probabilmente la migliore strategia è quella del cash bucket, ovvero di una riserva di liquidità o strumenti assimilabili per mantenere le posizioni durante eventuali crisi finanziarie senza dover vendere. Per esempio, chi è sul punto di andare in pensione potrebbe tenere liquidità sufficiente per coprire le spese di 3/5 anni (al netto dell’assegno pensionistico o del fondo pensione), così da non correre il rischio di andare nel panico e vendere anzitempo le proprie azioni in caso di ribasso dei mercati.

5. Le compagnie di crociera potrebbero subire perdite pesanti

A gennaio, l’AARP ha pubblicato una ricerca sui progetti di viaggio 2020 dei Baby Boomers americani, dove si indicava un budget per viaggi mediamente pari a 7.800 dollari ciascuno, con il 51% di intervistati che prevedeva un’avventura internazionale, spesso un viaggio che già da tempo stava nella lista dei desideri. Ben un terzo dei Baby Boomers intervistati aveva previsto una crociera, per più di metà di loro motivata dal fatto che è un tipico viaggio privo di incognite.

Se il vento dei mercati azionari girasse a loro favore in tempo utile per aver ancora voglia di viaggiare (che declina dopo i 75/80 anni), è verosimile che ripescherebbero un viaggio dalla loro vecchia lista dei desideri, ma è facile prevedere che le immagini di passeggeri reclusi per settimane su una nave da crociera a causa del Corona virus che si diffonde tra loro allontanerà la gente dall’idea di solcare i mari. Se è vero che il mercato crocieristico – che ha sospeso le operazioni dai porti americani almeno fino a metà aprile – si è ben ripreso da altre crisi sanitarie (l’OMS conta almeno 100 contagi diversi su navi da crociera negli ultimi 30 anni, compreso il Norovirus e un’epidemia di influenza), stavolta potrebbe andare diversamente.

6. Il tempo passato in famiglia sarà sempre più importante

Una delle cose che si collocano in cima alla lista dei desideri per il pensionamento è passare più tempo con familiari e amici. E’ la ragione per la quale la gente pensa che verrà “tirata dentro” il pensionamento più che esserci forzata da problemi di salute o perdita del posto di lavoro. Secondo lo studio dell’AARP, i viaggi familiari che riuniscono più generazioni sono al primo posto tra le ragioni che muovono i Baby Boomers in pensione verso mete internazionali o domestiche.

Secondo diverse ricerche, stare insieme è ancora il motivo di molti degli spostamenti dei pensionati americani. Uno degli effetti di questa pandemia e delle restrizioni ai viaggi, per esempio, potrebbe essere scegliere di abitare durante il pensionamento vicino ai propri figli.
Secondo Joe Coughlin dell’AgeLab, la grande maggioranza dei Baby Boomers intende invecchiare nella propria casa, lì dove insistono le loro memorie familiari. Ma è presto per dirlo, visto che l’età media di ingresso in una casa di riposo o di cura è 83/84 anni.

Il desiderio di invecchiare nella propria casa cozza con la reale possibilità di farlo, e questo molti Baby Boomers lo sanno.

Un recente studio della CRR, su dati del dipartimento di salute e pensionamento dell’Università del Michigan che ha monitorato 20.000 americani over 50 dal 1992, mostra che il 53% resta nella casa che possedeva a 50 anni per il resto della vita. Un altro 17% si sposta da qualche subito dopo il pensionamento. E l’altro 30%? Secondo l’analisi del CRR il 14% si sposta frequentemente dopo i 50 anni per questioni di lavoro e il 16% va a vivere in una casa di riposo o di cura intorno agli 80 anni per questioni di salute.

Sempre secondo Joe Coughlin, le nuove tecnologie legate alla rete possono permettere a molta più gente di invecchiare nelle proprie casa o almeno di ritardare il momento in cui sono costrette ad acceder ea una casa di cura. Si riferisce a una serie di strumenti di monitoraggio e assistenza residenziale che vanno dal dispenser di medicine secondo un’agenda prestabilita ai sensori che permetto di sapere se un anziano è alzato e se si muove. Come scrive Coughlin, l’Internet delle cose non sarà solo intorno a noi ma dentro di noi. Come nel caso di sensori intelligenti sottopelle che permettono di tenere sotto controllo i livelli di insulina.

7. Le case di cura e le case di riposo cambieranno

Negli ultimi 4 anni hanno chiuso 500 case di riposo a causa del continuo aumento dei costi e, principalmente, per la sempre calante domanda da parte di una popolazione anziana che vuole invecchiare a casa propria. Le case di riposo non spariranno, secondo Joe Coughlin,  ma dovranno cambiare, per esempio prevedendo esperti di virologia e superfici antimicrobiche.

Nel frattempo, le nuove case di cura e residenza assistita, che ora sono disegnate per facilitare la socializzazione, dovranno ripensare se stesse con strutture più piccole, in vista di un eventuale contagio.

Conclude Joe Coughlin, “Fino a due settimane fa il problema scottante degli anziani era il rischio solitudine. Adesso gli diciamo che devono chiudersi dentro. Questo è un punto di svolta nel nostro modello di invecchiamento sostenibile.”

Janet Novack
Janet Novackhttp://www.forbes.com
I’m the Washington D.C. bureau chief for Forbes and have worked in the bureau for more than two decades. I've spent much of that time reporting about taxes -- tax policy, tax planning, tax shelters and tax evasion. These days, I also edit the personal finance coverage in Forbes magazine and coordinate outside tax, retirement and personal finance contributors to Forbes.com. You can email me at jnovack@forbes.com and follow me on Twitter @janetnovack.

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