Avere 60 anni nel XXI secolo
Di Iñaki Mirena Anasagasti Olabeaga, studioso e politico Venezuelano. Tradotto per A.L.I.
Se ci facciamo caso, stiamo assistendo all’insorgenza di una categoria sociale che prima non esisteva: i senadolescenti, le persone intorno ai 60 anni.
E’ una generazione che ha buttato fuori dal vocabolario la parola sessantenne, semplicemente perché per ora non ha intenzione di invecchiare. Si tratta di una vera novità, come lo fu l’apparizione, a suo tempo, degli “adolescenti” che, pure, erano un nuovo fuso demografico emerso a metà del XX secolo per identificare una massa di bambini esondati in corpi cresciuti, che allora non sapevano dove collocarsi, né come vestirsi.
Questo gruppo di popolazione intorno ai 60 anni ha avuto una vita ragionevolmente soddisfacente. Sono donne e uomini indipendenti che lavorano da molto tempo e che sono riusciti a modificare il significato cupo che tanta letteratura latinamericana ha dato nel tempo alla parola lavoro. Lontano dalla tristezza del lavoro urbano di Juan Carlos Onetti o Roberto Arlt, questa gente già molto tempo fa ha cercato e trovato l’occupazione che più gli si confaceva e si è guadagnata la vita con quella. Deve essere per questo motivo che si sentono pieni e alcuni non hanno nessuna voglia di andare in pensione. Quelli che sono già in quiescenza sfruttano in pieno ogni giorno senza paura dell’ozio o della solitudine, e, anzi, vi trovano motivo di crescita interiore. Dopo anni di lavoro, figli, fallimenti, nottate in bianco e successi fortuiti, finalmente si possono concedere di guardare il mare o un uccello solcare il cielo dalla finestra di un quinto piano, con la mente felicemente vuota.
Dentro questo universo di persone in buona salute, curiose e attive, le donne hanno un ruolo luminoso, con un’esperienza di decenni di autodeterminazione e avendo occupato posti nella società che le loro mamme, cui non era concesso altro che obbedire, non si sarebbero nemmeno sognate. Sono sopravvissute all’ubriacatura del femminismo degli anni ’60 e in quegli anni densi di cambiamenti hanno avuto tempo di fermarsi a riflettere su cosa avrebbero voluto davvero.
Alcune hanno vissuto da sole, altre si sono buttate in carriere di studio che fino a quel momento erano state prettamente maschili, altre hanno scelto di avere figli, altre ancora hanno scelto di non averne, sono state giornaliste, atlete o hanno aperto un’attività in proprio. Però ognuna seguendo la propria volontà. Ovviamente non è stato un passaggio facile e tuttora continuano a disegnare se stesse, tutti i giorni.
Quel che è certo, non sono persone ferme nel tempo, tanto che, uomini e donne intorno ai 60 anni, maneggiano il computer come se lo avessero sempre fatto. Chattano e videochiacchierano con i figli lontani e si dimenticano persino del vecchio telefono quando si tratta di comunicare con gli amici, basta una mail.
Generalmente sono soddisfatti del proprio stato civile e, se non lo sono, non si adattano ma lo cambiano, raramente scoppiando in un pianto sentimentale. A differenza dei giovani, questi “senadolescenti” conoscono e ponderano tutti i rischi; nessuno si mette a piangere quando perde. Riflettono, prendono nota e vanno avanti.
Condividono una certa devozione per la gioventù e per le sue forme superlative, quasi insolenti, di bellezza, però non si percepiscono ritirati dalla vita.
Competono in altro modo, cercando ognuno il proprio stile.
Gli uomini non invidiano l’aspetto fisico dei campioni dello sport né l’eleganza esibita da un tronista travestito in un abito Armani. Le donne non sognano la figura scolpita delle stelle della TV. Conoscono l’importanza di uno sguardo complice, di una frase intelligente o di un sorriso illuminato dall’esperienza. I sessantenni di oggi, come nel loro stile, sfoggiano un’età che ancora non ha nome; prima a 60 anni si era vecchi, oggi no. Oggi sono in forma fisica e intellettuale, ricordano la loro gioventù senza nostalgia, perché anche la gioventù è piena di cadute e di nostalgia, e loro lo sanno.
I sessantenni di oggi festeggiano il sole ogni mattina e sorridono a se stessi molto spesso per qualche motivo segreto che sanno solo loro, come tutti i senadolescenti del secolo XXI°.