Active Longevity Institute

Longevity Economy, un motore emergente per il futuro economico dell’Italia

Opinione a cura di Francesco Priore, partner Active Longevity Institute e Docente Bologna Business School

La Longevity Economy (LE) è uno dei settori emergenti più importanti in Italia. Sebbene spesso consideriamo i longevi come consumatori piuttosto che produttori, questo settore ribalta il paradigma, dimostrando come possano generare valore economico e contribuire attivamente al PIL.

La LE viene talvolta confusa con la Silver Economy, che si concentra sui consumi non essenziali degli over 65, ormai fuori dal mondo del lavoro. Questo include, ad esempio, crociere, wellness, residenze stagionali, longevity clinic, integratori alimentari e cosmetici, tutti pensati per migliorare il benessere di questa fascia di popolazione.

La LE, al contrario, è una fonte di creazione di ricchezza. È un potenziale che un Paese come l’Italia, in declino demografico, ha a disposizione e che sta appena cominciando a rivelare. Sebbene il suo contributo non sia ancora decisivo, si sta dimostrando cruciale per colmare il divario causato dal calo della natalità e dall’aumento dell’aspettativa di vita. Se sfruttata a pieno, la LE può diventare una leva fondamentale per il futuro economico del Paese.

Un’opportunità dettata dai cambiamenti demografici
La LE è in fase di decollo, principalmente per ragioni demografiche. La vita media è aumentata del 27% negli ultimi 75 anni, con un incremento di circa il 9% ogni 25 anni. Entro il 2050, la speranza di vita, attualmente di 83 anni, potrebbe avvicinarsi ai 90 anni.

Si prevede che nel 2050 ci saranno tre over 50 per ogni under 18, e una riduzione della popolazione di 10 milioni. Inoltre, già nel 2040, l’Italia avrà 6 milioni di lavoratori in meno. In questo scenario, i longevi dovranno continuare a lavorare per garantire un’economia sostenibile.

Il numero di longevi attivi è destinato a crescere, in quanto la loro partecipazione al mercato del lavoro diventa sempre più necessaria. Negli ultimi anni, infatti, il numero di occupati over 50 è aumentato notevolmente, superando quello degli under 25. Con l’aiuto dello smart working e delle nuove tecnologie, questa tendenza potrebbe accelerare ulteriormente.

Lavoratori longevi: un valore per l’economia
In Italia, circa un milione di longevi over 65 continua a lavorare, contribuendo attivamente al PIL. Si tratta di liberi professionisti, imprenditori, artigiani e lavoratori autonomi che, grazie alla loro lunga esperienza, generano una produttività in molti casi superiore a quella dei più giovani.

Inoltre, ci sono due settori che, pur facendo parte della LE, spesso non sono riconosciuti adeguatamente:

Il terzo settore, dove gli over 65 compensano la carenza di servizi pubblici con il loro contributo alla comunità.
L’assistenza familiare, in cui i longevi svolgono un ruolo fondamentale nel supporto alle famiglie.
Un esempio emblematico delle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione italiana è quello che ha riguardato il settore delle assicurazioni.

Negli anni ’90, Area Life, la prima compagnia di assicurazioni italiana a Dublino, commissionò al Censis uno studio sull’aumento della speranza di vita. Durante la presentazione, Alfonso Desiata, all’epoca presidente di Assicurazioni Generali e ANIA, affermò: “La durata della vita si sta allungando drammaticamente!”
La sala cadde in un silenzio imbarazzato, poiché quella che sembrava una provocazione rifletteva in realtà una consapevolezza sempre più evidente: l’aumento della speranza di vita comportava anche l’allungamento del periodo di erogazione delle rendite vitalizie, creando una nuova sfida per il settore.

Ciononostante, la politica non ha ancora preso in considerazione la crescente importanza della LE. I lavoratori longevi, che continuano a lavorare per 20 anni o più oltre l’età pensionabile, non godono di diritti specifici.

Poiché molti potrebbero scegliere di ritirarsi, sarebbe opportuno offrire incentivi per incoraggiarli a restare attivi. Sebbene possano decidere di fermarsi, il Paese, con l’inverno demografico che sta affrontando, non può permettersi di perdere il loro contributo.

Pubblicato su FundsPeople

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